di Miriam Trovato – 3B
Lo scorso mese in classe abbiamo letto e commentato alcuni passi
dei Promessi Sposi sia con la professoressa di italiano che di religione. Ci
siamo soffermati in particolare su due notti (capitoli XX e XXI) vissute in
maniera diversa e con il cuore tormentato da Lucia e dall’Innominato.
Tutto questo è reso molto bene nel musical I Promessi Sposi di Michele Guardì di cui abbiamo visto alcune scene.
C’è Don Rodrigo che chiede aiuto all’Innominato per
rapire Lucia che si trovava in un convento con la Monaca di Monza. L’Innominato
promette di rapire la povera Lucia “ma appena rimase solo si trovò, non dirò
pentito, ma indispettito ... Già da qualche tempo cominciava a provare, se non
un rimorso, una cert’uggia delle sue scelleratezze”. Arriva così persino a
incaricare la vecchia donna del suo castello di fare coraggio a Lucia con quelle parole “che
fanno piacere in quei momenti”, che si vogliono udire quando si ha “affanno di
cuore”.
Mentre Lucia quella notte dopo avere pregato e fatto voto alla Madonna trova pace e calma nel suo cuore, l’Innominato disperato arriva persino a pensare di suicidarsi ma poi ebbe il pensiero ad una
possibile vita oltre la morte e a quel punto le vennero in mente le parole di
Lucia:“Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia!”. Al suono poi delle
campane si blocca e rinuncia alla sua idea.
Nella terza parte l’innominato pentito per
tutto il male che aveva fatto incontra il cardinal Federigo chiedendo perdono a
lui e a Dio. Resta sorpreso: è lo stesso Federigo che gli corre incontro in un
abbraccio che assomiglia a quello della parabola del Padre Misericordioso del Vangelo di Luca e che
Rembrandt ha saputo disegnare così bene in quello che ancor oggi é considerato un capolavoro.
Rembrandt, Il Padre Misericordioso |
Il particolare delle due mani diverse |
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