domenica 24 maggio 2015

LEZIONE CONCERTO

Tutte le classi sono invitate a partecipare 

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Nell'Auditorium della scuola

venerdì 29 maggio 2015
I turno: ore 11
II turno: ore 12

LEZIONE CONCERTO

prof. Gianfranco Messina: violino
prof.ssa Ilaria Perna: viola e violoncello

Programma

CLICCARE SUI TITOLI



P. I. Caikovskij, dal balletto "Il lago dei cigni"


... e sorprese...
 

sabato 23 maggio 2015

LETTURE PER L'ESTATE

I consigli della libreria dei ragazzi

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Troverai una scheda per ciascun libro con la trama


martedì 5 maggio 2015

EXPO DI MILANO - 2015


Foto dei Padiglioni
Le architetture dei padiglioni
Padiglione della Germania
Padiglione degli Emirati Arabi
Umberto Veronesi,
"Malnutrizione e obesità. Un paradosso da eliminare"
Corriere della sera - Orizzonti Expò, p. 3
1 maggio 2015

Oggi siamo 7 miliardi
800 milioni sono malnutriti
Nei paesi ricchi molti sono sovralimentati:
a questo segue obesità, diabete e tumori 
E' necessario creare un'etica dell cibo: mangiare meno, non sprecare e mangiare vegetariano
- La carne è un cibo non sostenibile ("non sopportabile per l'ambiente"): per produrre un kg di carne servono 20.000 litri di acqua
- Per ottenere un Kg di cereali servono 1.000 litri di acqua

Adesso il 50 % dei cereali  e il 75 % della soia prodotta servono a nutrire 4 miliardi di animali che nutrono 4 miliardi di uomini sovralimentati

Anche Albert Einstein era divenuto vegetariano

Secondo Veronesi, la genetica in agricoltura viene vista con pregiudizi e quindi negativamente. Non è vero che la tecnologia e la genetica siano un pericolo per la salute.

E' necessario far convivere vari tipi di agricoltura: tradizionale, biologica, ma anche biotecnologica.

Nel 2050 saremo 9 miliardi.

L'albero della vita
Il pavimento del Campidoglio di Michelangelo a cui si è ispirato Marco Balich per "L'albero della vita"
Padiglione Italia dettaglio
Padiglione Italia

lunedì 4 maggio 2015

LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE

                                                       Scheda di Wikipedia

     PRESENTAZIONELocandina La mafia uccide solo d'estate
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, debutta al cinema con una storia di rimozione, una storia scomoda perché chiama in causa responsabilità collettive che costringono a interrogarsi sull'identità culturale del Paese, sul suo passato e sul suo futuro. Aiuto regista di Marco Tullio Giordana nel 2000, lo ha accompagnato nei cento passi che separavano l'abitazione di Peppino Impastato da quella del boss Tano Badalamenti. E di quel film l'opera prima di Pif ha l'urgenza e la necessità di raccontare una pagina drammatica che non deve essere dimenticata perché rompe col silenzio e con l'omertà, un contratto sociale basato sulla connivenza.
Costruito come un romanzo di formazione, La mafia uccide solo d'estate trova la sua rilevanza in quello che racconta e la sua forza in come lo racconta e come rappresenta la mafia senza indulgenze celebrative. Infilato il terreno minato dell'universo criminale, Pif contempla il fascino sinistro dell'eroe del male, incarnato nel film da Giulio Andreotti e allargato a una lunga serie di 'persone perbene'e istituzionali fino alla bassa macelleria criminale, scartando i sentimenti retorici e i cliché che veicolano l'idea dell'immutabilità della Mafia. Nato in una regione incline al fatalismo come la Sicilia, Pif fa qualcosa di più che dimostrare la parabola discendente di Cosa Nostra, scegliendo come protagonista un ragazzino che coltiva sogni, speranze e illusioni e che imparerà a sottrarsi alle regole del gioco sentendosi e volendosi 'diverso' rispetto alla cultura diffusa di cui la criminalità organizzata è espressione. I padrini forti e arcaici visti sempre nella loro sacralità di potenti e cattivi vengono 'rovesciati' in una storia drammaturgicamente valida e capace di scendere dentro le cose.
Cinema impegnato in prima linea, che arriva col sorriso fino in fondo, fino a sentire e a far sentire un dolore lancinante, La Mafia uccide solo d'estate capovolge il comico in tragico ricordandoci che ribellarsi è possibile. Il film porta a coscienza del protagonista e della sua città i mostri che stanno anche dentro chi li vorrebbe cacciare e che decide per questo di dichiarare guerra a una parte di sé. Lo sguardo attonito e incredulo di Arturo bambino sulle omertà e le brutalità del mondo degli adulti, che lo hanno sedotto (Giulio Andreotti), innescato (il giornalista esiliato di Claudio Gioè) e (ri)educato (i 'retroscena' del potere mafioso), si posa adesso consapevole sul figlio e sulle targhe di marmo.
Arturo ha pochi anni e un segreto romantico che condivide con Rocco Chinnici, giudice e vicino di Flora, la bambina che gli ha incendiato il cuore. Nato a Palermo, Arturo è stato concepito il giorno in cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e altri due uomini della famiglia Badalamenti, uccisero Michele Cavataio vestiti da militari della Guardia di Finanza. Da quel momento e da che si ricordi la sua vita, spesa a Palermo, è stata allacciata alla Mafia e segnata dai suoi efferati delitti. Cresciuto in una famiglia passiva, in una città 'muta' e tra cittadini incuranti dei crimini che abbattono i suoi eroi in guerra contro la Mafia, Arturo prova da solo a produrre un profilo e un senso a quegli uomini contro e gentili che gli offrono un iris alla ricotta (il commissario Boris Giuliano) o gli concedono un'intervista (il Generale Dalla Chiesa). L'unico che proprio non riesce a incontrare, ma di cui ritaglia e colleziona foto dai giornali, è il premier Giulio Andreotti, che da una trasmissione televisiva gli impartisce un'ideale lezione sentimentale da applicare al cuore della piccola Flora. Gli anni passano, la Mafia cresce in arroganza e crudeltà e i paladini della giustizia vengono falciati, sparati, esplosi. Soltanto Arturo rimane uguale a se stesso, ossequiante e 'svenduto' in una televisione locale e nella campagna elettorale di Salvo Lima. Ma la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino lo risveglieranno da un sonno atavico e dentro una città finalmente cosciente.